giovedì 31 luglio 2014

Cantate barocche su testi in napoletano (1680c - 1750c)

Negli ultimi due anni ho lavorato a un’edizione critica delle cantate su testi in napoletano scritte prima del 1750. L’edizione aspira alla completezza ma è possibile che io abbia ignorato qualche composizione.
Le cantate condividono certamente lo stesso destino dell’opera buffa, delle “commedeje pe mmuseca”, di cui ci è giunta la musica solo in pochissimi casi (a un primo spoglio, si conserva la musica completa di sole sette o otto opere sulle più di 150 eseguite dal 1707 al 1750). Ma mentre delle opere abbiamo almeno i libretti che ci hanno consentito di studiarne i caratteri generali, le cantate si trasmettevano solo sotto forma di musica manoscritta: persa la quale non resta più alcuna testimonianza diretta. Si spiega così perché di quella che fu una produzione sicuramente molto vasta oggi restano solo tredici composizioni più un’altra di cui ci sono giunti i soli versi.

Il motivo dell’edizione è duplice: il più importante è che alcune delle tredici cantate meritano senz’altro il predicato di capolavoro drammatico-musicale; altre restano appena sotto quel livello; ma anche le poche residue, quelle “di scuola”, sono quantomeno gradevoli.
Il secondo motivo è che circa metà delle cantate sono state registrate su disco o eseguite in concerto, generalmente da esecutori di somma bravura. Ma i testi letterari non hanno ricevuto le stesse attenzioni che l’esecuzione, e abbondano di errori, di incomprensioni, di cambiamenti arbitrari dovuti appunto all’incomprensione del testo. Non è solo quindi il testo cantato a presentare frequenti errori, ma anche le traduzioni dei libretti di accompagnamento dei dischi o i programmi di sala sono intollerabilmente flagellate da vere e proprie invenzioni, errori, e quindi da versi incomprensibili anche quando l’originale napoletano è tutt’altro che oscuro. D’altra parte bisogna pur riconoscere che tale scadente qualità delle traduzioni correnti nei libretti di accompagnamento ai dischi ha una sua giustificazione nel fatto che questi testi sono spesso effettivamente di difficile comprensione e – essendo trasmessi solo in forma manoscritta diversamente dalle opere – talvolta portatori dei classici errori dei copisti, cosa che naturalmente rende ancora più ardua la traduzione.

L’edizione delle cantate su testi in napoletano costituisce l’avvio di un progetto di più ampio respiro che spero possa concretarsi.

Rilegatura in tuta tela bordeaux con tassello sul dorso. Stampato su carta Arcoprint Edizioni di Fedrigoni. Dimensioni chiuse 235 x 330 mm. Il prezzo richiesto, 55 euro, costituisce il mero rimborso delle spese di stampa e di rilegatura. Il contenuto del volume potete leggerlo in una delle fotografie sotto.


Per ordinare il libro, per richieste, per commenti, o anche semplicemente per parlare di scuola napoletana e di dialetto napoletano (o lingua, se preferite), scrivetemi a harpsichordmaker@gmail.com.








venerdì 23 maggio 2014

Clavicembalo fiammingo 31 - il ponticello sulla tavola armonica

Il ponticello della tavola armonica nei clavicembali nordeuropei ha due curve, di cui una al basso corta ma severa. Esistono vari modi di fabbricare un ponticello:

1. Si taglia un'asticella dritta delle misure massime del ponticello, poi procedere come ho fatto con l'altro ponticello: con le pialle è facile anche se faticoso ottenere il profilo giusto. Una volta ottenuto il profilo definitivo si mette il ponticello a bagno per molte ore (diciamo una notte), poi si mette in una forma e si lascia ad asciugare. La curva del basso, spesso troppo marcata per poterla curvare, si sega invece in un altro pezzo che poi si unisce al ponticello (oppure al basso, quando si sega l'asticella iniziale, si lascia abbastanza largo per poter segare la curva).
Questo sistema presenta una difficoltà tecnica: la sezione del ponticello non è quadrata o rettangolare, quindi è molto probabile che quando si mette nella forma, si svirgoli. A quel punto non sarà più possibile incollare il ponticello alla tavola armonica perché la base non sarà più in piano, e bisogna rifare il pezzo. Non è impossibile fare una forma che tenga conto di tutto ciò e mantenga il fondo in piano durante il tempo (un paio di settimane) in cui si lascia il pezzo ad asciugare, ma certo non è facile e il rischio di dover rifare il pezzo è alto.

2. Si taglia un quadrello delle dimensioni massime del ponticello, oppure - meglio - una tavoletta di spessore pari alla larghezza massima del ponticello e di larghezza sufficiente a fare tre o quattro altezze di ponticello. Si curva, col calore o con l'acqua o con il vapore, e poi si "affetta" ottenendo tre o quattro quadrelli già curvati (ma per il basso si procede come nel punto 1).

3. Il ponticello con le sue curve (al basso molto precisa, agli acuti approssimativa) viene disegnato su una tavola di legno (faggio, di solito, ma anche ciliegio per i Ruckers, o pero o sorbo) di spessore pari all'altezza massima del ponticello finito o poco più, e poi segato.

Sia il sistema 2 che il sistema 3 hanno l'inconveniente di dover controllare il perfetto spessore e dimensioni, nonché rifinire la superficie, all'interno di una curva, il che non è possibile con le pialle. Poiché anche la vastringa non consente di lavorare all'interno di curve così strette, resta la rasiera.

Ho usato il sistema 3 per un semplice motivo: avevo già segato grossolanamente un ponticello per il francese, che poi ho lasciato nuovamente sospeso, e per risparmiare tempo ho lavorato su quello.

I sistemi 1 e 2 hanno però un vantaggio rispetto al 3: la fibra del legno corre lungo il percorso del ponticello, e quindi non essendo segata non ci sono punti in cui la fibra è corta. Storicamente si trovano ponticelli sia segati che curvati. Io dovrò fare almeno altri due ponticelli, per il francese e per il "vero" Ruckers che iniziai qualche anno fa, e forse potrebbe valere la pena di tentare la fabbricazione di una buona forma per poter utilizzare il metodo 1. Ci penserò. Intanto alcune foto della fabbricazione del ponticello, senza un particolare ordine. Al momento il ponticello oltre a non avere ancora tutte le dimensioni precise (salvo l'altezza) e la superficie non finita, è anche troppo lungo, per questo motivo non segue la curva disegnata sulla tavola armonica: lo taglierò quando arriverò alle fasi finali.














lunedì 19 maggio 2014

Clavicembalo fiammingo 30: il ponticello sul somiere

Come preparazione alla difficile fabbricazione e all'ancor più difficile montaggio del ponticello della tavola armonica, ho fabbricato e incollato il ponticello sul somiere. I due ponticelli hanno la stessa sezione trapezoidale, ma quello sul somiere è più facile perché è sostanzialmente dritto mentre quello sulla tavola armonica ha ben due curve e inoltre è molto più lungo. Un altro motivo di difficoltà è che mentre sul somiere si possono usare i normali morsetti, sulla tavola armonica non è possibile perché il ponticello è troppo lontano dai bordi e bisogna usare altri sistemi.

Essendo dritto, il profilo è facilmente (ma faticosamente) dato con la pialla. Il lavoro procede lentamente perché si parte da una sezione quadrata o rettangolare, ma non appena la sezione inizia ad assumere un profilo somigliante a quello finale diventa sempre più difficile sistemare il pezzo con i morsetti in modo che non si muova durante la lavorazione. Io ho finito per tenere il pezzo fermo con una mano e lavorare con un pialletto con una sola mano. Ci sono comunque degli accorgimenti per fare un miglior ponticello, ma sono dettagli inutili da illustrare qua (chi volesse può scrivermi tranquillamente).

Una volta verificato che il pezzo abbia non solo il profilo ma anche le dimensioni giuste, esso deve essere incollato sul somiere. Se ricordate avevamo già tracciato a matita la linea delle punte di questo ponticello; da esse avevamo poi misurato la lunghezza di tutte le corde do e fa. La linea delle punte, e di conseguenza il ponticello sul quale sono conficcate, non è perfettamente dritta ma segue una curva dovuta alla necessità di avere il punto di pizzico a una distanza predeterminata (in percentuale) dall'inizio della corda stessa.
Tale curva però è abbastanza leggera da essere data a mano nel momento di incollare, senza necessità di precurvare il pezzo. Per incollare si procede così: si posiziona l'estremità sinistra sul somiere e si inchiodano dei chiodini al di qua e al di là del pezzo come si vede in una delle fotografie. Poi mano mano si procede verso destra conficcando qualche chiodo in modo tale che la posizione sia perfettamente definita senza possibilità per il pezzo di spostarsi. I chiodi inoltre costringono il ponticello a mantenere la curva che gli vogliamo dare. Si riscalda il pezzo, si cosparge di colla la faccia che va a contatto col somiere e si mette in posizione premendo con le mani per quattro o cinque secondi. Poi rapidamente si procede a stringere con i morsetti. Se ci si impiega troppo tempo e la colla rapprende, nessuna paura: è colla animale e basterà riscaldare il punto difettoso e stringere meglio. Infine, si tolgono i chiodi che sono serviti per posizionare il ponticello.

L'incollaggio pare riuscito perfettamente: nessun vuoto, nessuno svirgolamento. Ho provato a strattonare brutalmente il ponticello cercando con le mani di strapparlo via dal somiere, ma non è stato possibile. Sono naturalmente meno forte di due ordini di corde, ma la sensazione di solidità è forte. Né mi meraviglia, giacché il ponticello sul somiere non è difficile da incollare: sulla tavola armonica sarà una questione diversa.




La sezione del ponticello. Anche questo ponticello, come quello che andrà sulla tavola armonica, è più largo e alto nei gravi e meno agli acuti.



Il ponticello posizionato libero più o meno in posizione. Non ci sono ancora né chiodi né ovviamente colla.




La colla si è asciugata e i morsetti parzialmente tolti per permettermi di scattare la fotografia. Si vedono i chiodini che tengono in posizione il ponticello. Il nastro verde è feltro che ho messo tra i blocchetti di legno e il ponticello stesso per evitare che se ne rovinasse la sommità. È inoltre sempre meglio non stringere il pezzo (qualsiasi pezzo) mettendolo direttamente a contatto col morsetto ma frapporre un pezzo di legno che protegga il legno buono del pezzo da incollare e distribuisca meglio la pressione del morsetto.







I morsetti sono stati tolti, come anche i chiodi di posizionamento. È fuoriuscita poca colla rispetto ai miei standard, e l'ho già pulita. Le foto mostrano prima e dopo. Da alcune delle foto sopra si apprezza la curva che ho fatto assumere al ponticello.

mercoledì 14 maggio 2014

La scomparsa di Martin Skowroneck

È morto oggi il famoso costruttore di clavicembali Martin Skowroneck, pioniere della costruzione con criteri storici, amico di importanti musicisti come Gustav Leonhardt e influenzatore del nuovo corso della musica antica. Iniziò come costruttore di flauti barocchi per poi dedicarsi al clavicembalo.
Era nato nel 1926.

Ne dà notizia nel suo blog il figlio Tilman, ottimo clavicembalista: http://skowroneck.wordpress.com/2014/05/14/martin-skowroneck-1926-2014/

domenica 11 maggio 2014

Clavicembalo fiammingo 29: il leggìo

La fabbricazione dei ponticelli è mentalmente faticosa, così prima di trovare la voglia di iniziarli ho impiegato il tempo morto a fare il leggìo: non è un componente vitale, naturalmente, ma prima o poi bisogna pur farlo e allora tanto valeva farlo ora che non avevo voglia di fare altro.

Prima domanda: farlo in pioppo o in un legno pregiato, ad esempio quercia? nel primo caso poi si decorerà come il resto del clavicembalo, altrimenti si lascia a vista il legno naturale. Non avevo legno pregiato tagliato già a spessore, e siccome erano giorni di pigrizia e non avevo voglia di piallare a lungo (anche perché ormai le mie pialle andrebbero tutte regolate e riaffilate e rinvio sempre il momento), ho deciso per il pioppo che poi decorerò con gli stessi colori della cassa.
Avevo infatti del pioppo già di 10 mm di spessore, e del pioppo di 18 mm di spessore. Quest'ultimo servirà unicamente per l'asticella che tiene aperto il leggio, per il resto ho usato tutto legno da 10 mm.

Nessuna necessità di fare giunti più complicati, visto che tanto andrà decorato; per cui si fanno a mezza battuta, come si vede nelle foto. Un lavoro così semplice ha richiesto molto tempo, perché ho commesso l'errore classico: carenza di progettazione, che mi ha obbligato a modificare più volte certi dettagli. Meglio pensare a tutto prima di iniziare materialmente. In ogni caso ho finito, ed ecco il risultato. Prima di decorare dovrò ovviamente carteggiare e stuccare perché il pioppo è facile alle ammaccature che però devono sparire prima di dipingere.


Sopra: i giunti a mezza battuta.



La parte superiore del leggio.




Il leggio incernierato alla sua base.









Ho staccato i precedenti blocchetti che erano troppo distanti l'uno dall'altro e non incastravano l'asticella. Li ho riattaccati più vicini l'uno all'altro. Ora sono sei anziché quattro e soprattutto l'asticella si incastra bene.

giovedì 1 maggio 2014

Clavicembalo fiammingo 28 - la tavola armonica 5 - il layout dei ponticelli

Il disegno del layout è un momento importante. È il momento in cui si decide la posizione dei due ponticelli, quello sul somiere e quello sulla tavola armonica. Da queste posizioni dipendono il punto di pizzico (più vicino al ponticello determina un suono più nasale, più lontano un suono più dolce) e la lunghezza delle corde. Quest'ultima in particolare è fondamentale: le corde suonano meglio quando sono vicine al punto di rottura: troppo lunghe, anche di poco, e si correrà il rischio di spezzarle durante una semplice accordatura; troppo corte suoneranno male. Ruckers aveva un solo registro da 8'; noi ne avremo due e naturalmente il layout si riferisce alla corda lunga, cioè alla corda del registro principale. La corda del registro secondario verrà di conseguenza molto più tardi.

Si parte dal ponticello sul somiere. È' facile determinarne la posizione: si misura dai disegni o dai rilievi degli strumenti storici, per ogni do e per ogni fa, la distanza tra la relativa punta del ponticello sul somiere e l'estremità del somiere stesso che sta a contatto con il registro più vicino. Si segna a matita o con una punta metallica, e si uniscono con una linea i punti. Lo vediamo nella prossima fotografia. La linea a matita è un po' evanescente in foto, ma le assicelle di legno sono poste con l'estremità esattamente su ognuno dei segni, che ricordo indicano i do e i fa.
Questo per la posizione davanti-dietro, ma per quella sinistra-destra? La posizione laterale è vitale, perché siccome il ponticello della tavola armonica è inclinato, ogni spostamento laterale, anche piccolo, determina una variazione della lunghezza della corda. Per motivi troppo lunghi da spiegare in questo post le corde acute sono quelle in cui l'esatta lunghezza è più necessaria. Fissiamo dunque la posizione dell'ultima corda a destra stabilendone la distanza dal fianchetto. Questa distanza dipende da vari fattori: necessità di tenerla distante dal fianchetto affinché suoni bene; rispetto del punto di pizzico previsto da Ruckers; consenta una posizione del ponticello della tavola armonica non troppo lontana né troppo vicina dal fianco curvo. Nel mio caso la corda lunga dell'ultima nota capita a 4,5 cm dal fianchetto.




La linea indica la posizione del ponticello sul somiere. Nella foto si vedono le assicelle sulla sinistra e un attrezzo autocostruito a destra, con molti fori in fila. Ne spiegherò dopo costruzione e funzione. Tenete presente che persegnare la posizione del ponticello sul somiere è necessario avere prima il suddetto attrezzo.



Per ogni do e per ogni fa si taglia un'assicella di legno della lunghezza esatta che dovrà avere la corda. Queste lunghezze si possono prendere da qualche disegno oppure si possono calcolare. Io per comodità le ho prese da un disegno, che però mancava del primo e dell'ultimo fa che quindi ho calcolato io. Il calcolo della lunghezza delle corde, altrimenti noto come scaling, è troppo lungo da svolgere ora. Forse in un prossimo post.

Come si usano le assicelle? ovviamente un'estremità si fa coincidere col segno sul somiere, l'altra estremità segnerà il ponto del ponticello della tavola armonica. Per essere certi che le corde siano parallele alla fascia dorsale si costruisce l'attrezzo che avete visto sopra. Per costruirlo si prende innanzitutto una tavoletta di legno larga abbastanza da appoggiare su fascia dorsale e fianchetto e sporgere un po', quindi nel nostro caso io l'ho fatta circa 120-130 cm.
Ricordate il régle du clavier che usammo per disegnare la tastiera? torna utile di nuovo, perché sopra di esso vi disegnammo le divisioni delle code dei tasti. Le code dei tasti corrispondono ai salterelli, che scorrendo nei registri stanno tutti alla stessa distanza dalla propria corda. Quindi quella divisione delle code dei tasti è perfetta per le corde. 


Sul davanti il régle du clavier, dietro di esso l'assicella che deve essere segnata. Con squadretta e matita si fa presto.


Segnate tutte le posizioni, si traccia una linea orizzontale e su ogni intersezione tra la linea orizzontale e quelle verticali si fa un foro abbastanza largo da metterci una matita.


A questo punto si fissa una tavoletta laterale esattamente a 90 gradi, in modo che scorra come una grossa squadretta lungo la fascia dorsale. naturalmente nel fissare insieme le tue assicelle che formano la squadretta, si sarà tenuto conto dalla posizione sinistra-destra. Lo si è fatto all'inizio, quando avevamo solo la posizione dell'ultima corda: si fa coincidere l'ultimo foro con la posizione segnata dell'ultima corda, senza muovere nulla si fissa la tavoletta secondaria (incollata nel mio caso, ma sarebbe più pratico avvitarla, ma in tal caso bisognerebbe usare tavolette di minor spessore). A quel punto è facile segnare tutte le altre posizioni. Però è necessaria un'avvertenza. Ho scritto sopra che le corde sono parallele alla fascia dorsale; è così, infatti, ma questo non è vero per le corde più gravi. Le due - tre corde più gravi, se fossero perfettamente parallele alla fascia dorsale, riuscirebbero troppo vicine ad essa nel punto in cui toccano il ponticello della tavola armonica. Come si è visto anche nel caso della distanza dell'ultima corda dal fianchetto, una distanza troppo ridotta non permette alla corda di risuonare bene, perché per quanto si possa assottigliare la tavola armonica resta relativamente rigida in prossimità di una fascia e della relativa controfascia. Per questo motivo le corde gravi si allontanano dalla fascia dorsale man mano che dal davanti vanno verso la parte posteriore dello strumento. Per far loro spazio sul ponticello della tavola armonica si spostano verso destra anche alcune altre corde successive, sempre meno finché non si ristabilisce l'esatto parallelismo. In pratica la prima ottava ha le corde tutte leggermente spostate verso destra. Il problema si porrà quando dovremo segnare, sul ponticello già incollato, le singole punte. Per ora, poiché ci bastano i do e i fa per disegnare il ponticello, sono interessati dallo spostamento solo il primo fa e il primo do, per i quali ho utilizzato rispettivamente il foro del sol e il foro del fa#.



Facendo scorrere l'attrezzo lungo la fascia dorsale si trovano le intersezioni di ogni do e ogni fa, segnate sull'attrezzo, con le rispettive assicelle, come si vede sopra e nelle foto seguenti. Si segnano i punti di intersezione e unendo a matita tali punti si ha il disegno del ponticello sulla tavola armonica.
Si controlla che la linea appaia armoniosa e senza scarti da una direzione all'altra, e che la distanza dal fianco curvo sia più o meno costante e entro certi limiti (diversi da scuola nazionale a scuola nazionale: per Ruckers da 12 a 16 cm con una media attorno ai 13,5). Se tutto sembra in ordine si può procedere a tagliare il ponticello e poi ad incollarlo sulla tavola armonica. Se si guarda l'assicella più lunga si nota che non è parallela alla fascia dorsale. Stessa cosa con la seconda assicella, ma già molto meno divergente (per apprezzarlo, si noti come la seconda assicella segue quasi del tutto parallelamente il giunto tra due tavolette che costituiscono la tavola armonica - si vede perché una tavoletta è molto più chiara).




Il ponticello disegnato.



Clavicembalo fiammingo 27 - La barra dei salterelli, le arcatine decorative dei tasti e la il coperchio della finestra dei registri

Per distrarmi, mentre procedevo a disegnare il layout del clavicembalo (ne parlerò nel prossimo post), ho realizzato la barra di fermo dei salterelli, le arcatine decorative dei tasti e il coperchio della finestra dei registri. Non c'è molto da dire, basta guardare le foto. Le arcatine decorative si fanno con una punta per trapano modificata da me con limette, ne ho già parlato in un precedente post.




La barra dei salterelli è composta da un corpo centrale largo nel nostro caso circa 4 cm. Ad esso sono attaccate due velette laterali. Nell'alloggiamento così ricavato verrà posto il panno che attutisce il rumore dei salterelli che sbattono sotto la barra. Le velette sono, in questo tipo di barra dei salterelli, più corte del corpo centrale. Si capirà in uno dei prossimi post il perché (anticipo solo che serve per entrare esattamente nello spazio tra fascia dorsale e fianchetto). Il corpo centrale ha alle due estremità una scanalatura esattamente in corrispondenza delle estremità delle velette.



Le velette vanno modanate per ragioni estetiche. Qui sopra è modanato solo un lato. Ho fatto naturalmente anche l'altro.



Il coperchio della finestra dei registri in posizione lungo la fascia dorsale.



Il coperchio estratto. Naturalmente il pezzo più piccolo incollato entra esattamente nella finestra dei registri.

domenica 20 aprile 2014

Clavicembalo fiammingo 26 - la tavola armonica - 4

La tavola armonica è ormai quasi del tutto assottigliata seguendo le linee di spessore di cui ho parlato nel precedente post. Ho assottigliato anche il rivestimento del somiere, che non ha funzione fonica ma solo estetica e per questo motivo si lascia molto sottile e di spessore uniforme. La ragione del ridotto spessore di questo rivestimento sta nel fatto che nel somiere vanno conficcate le caviglie: la dura quercia del somiere le tiene benissimo, ma il tenero abete non farebbe altrettanto: tenendolo più sottile la quantità di abete che tiene la caviglia è irrilevante, e si lascia fare tutto il lavoro di tenuta delle caviglie alla quercia del somiere. Il mio rivestimento ha spessore di circa mm 2,0 - 2,5.

I piallacci che risultano da questa lunga e faticosa seduta di pialla non si buttano. Li ho raccolti perché torneranno utili alla fine, per fare la finitura della superficie a vista della tavola armonica: sfregati con forza sulla superficie già piallata, schiaccia tutti i peli del legno e dà alla tavola una bella lucentezza. Anche al tatto la tavola risulta così più liscia e gradevole.


Noterete che nel frattempo ho anche realizzato e montato il controsomiere. Contrariamente a quanto scrivevo in un precedente post, e alla pratica di Ruckers, ho deciso di incollarlo. Ruckers incollava il controsomiere alla sola tavola armonica, ed era invece conficcato ma non incollato negli appositi scassi praticati nelle controfasce. Questa pratica forse aveva un obbiettivo tonale, o forse solo di comodità costruttiva. Ma Ruckers aveva un solo registro da 8', io ne ho due e la tensione sulle controfasce è esattamente doppia: preferisco maggior sicurezza rispetto alla tenuta dello strumento sotto il peso delle corde.
A questo punto la tavola armonica è completa di tutti i suoi appoggi: sul davanti il controsomiere, sugli altri lati le controfasce o liner. Le prossime operazioni ci porteranno nel cuore del sistema fonico e meccanico del clavicembalo, con la determinazione esatta della posizione dei ponticelli e delle singole corde. Solo dopo averne determinato la posizione, segnandola sulla tavola armonica, procederò con la realizzazione vera e propria.



I piallacci di abete raccolti.



Si tagliano e piallano tre lati del rivestimento del somiere, in modo che combacino perfettamente con tavola frontale, fianchetto e fascia dorsale. Notate che non c'è ancora il controsomiere.



Poi si taglia a  misura il quarto lato, quello che dà sulla fossa dei registri, in modo che sporga di un paio di millimetri.



Il controsomiere montato. Ci sono anche due registri (non di questo strumento) per mostrare la posizione definitiva. Il somiere non è ancora rivestito e la quercia è ancora a nudo.



Qui finalmente si incolla il rivestimento. Avrei fatto meglio a montare il controsomiere dopo questa operazione, perché dopo il montaggio del controsomiere lo spazio si restringe molto e i morsetti entrano a fatica. Se qualche punto non viene incollato bene e restano dei punti di distacco, niente paura: con la colla sintetica non sarebbe possibile, ma con quella animale è facile: si riscalda il pezzo e si cola dentro il vuoto altra colla calda. Si aspettano dieci secondi in modo che il calore ammorbidisca lance la vecchia colla e si rimettono i morsetti. Il giunto così ottenuto è più forte che se fosse venuto bene la prima volta.



Qui il rivestimento è definitivamente incollato. Alcuni punti di distacco sono stati corretti e la colla in eccesso è stata pulita.



Poiché la tavola armonica è ormai perfettamente a misura e perfino assottigliata, è il momento di praticare il foro che ospiterà la rosetta. La rosetta, di stagno, non l'ho fatta io ma l'ho comprata, aggiungendo solo le mie iniziali. La doratura è mia, e risale al lontano 1999. Fu il primo esperimento di doratura e venne abbastanza bene. Il secondo esperimento venne molto meno bene e il terzo invece venne benissimo, ma su una rosetta che mi è sembrata troppo grande per questo strumento. Forse però mi sbaglio; se cambio idea allargherò il foro. Per il foro si usa una specie di compasso che al posto della punta di matita abbia una lama; si può facilmente autocostruirselo, io però posseggo il compasso in foto che comprai anni fa da Marc Vogel. La rosetta è posta in un anello di legno tornito in modo da avere un alloggiamento per la rosetta stessa (si vede meglio nella prossima foto). Non era così che gli antichi montavano le rosette: usavano piuttosto teli intrisi di colla, o fascette di pergamena, o anche assicelle di legno. Ma così è molto più comodo e rapido.




Il foro ormai praticato. Ho messo la rosetta sotto la tavola armonica, senza l'anello di legno, nella sua posizione definitiva.



Mentre attendevo che la colla con cui ho incollato il rivestimento del somiere si seccasse, ho iniziato a fare la barra di fermo dei salterelli. È una cosa semplice che si presta a essere fatta nei tempi morti.




La barra di fermo dei salterelli avrà le stesse modanature della cassa, e ho appunto iniziato a farle.
Prima ho scritto che la barra di fermo è semplice da farsi, ed è vero. Però è necessario decidere prima se si vuole fare una barra di fermo come facevano i francesi, cioè con le modanature che si uniscono a ugnatura con le analoghe modanature della cassa; oppure una barra di fermo come facevano i Ruckers, cioè la superficie della barra di fermo leggermente più bassa delle fasce, e con le modanature che non hanno giunti con le modanature delle fasce. Il sistema francese è più raffinato esteticamente, ma alla fine ho deciso per il sistema Ruckers. In un prossimo post vi mostrerò come è costruita la barra di fermo.